Bellissima descrizione della città eterna tratta da "Le Memorie di Adriano" di Margherite Yourcenar:
“Roma non è
più Roma: dovrà riconoscersi nella metà del mondo o perire. I tetti, le terrazze,
gli isolati che il sole al tramonto colora di rosa e d'oro non sono più, come
al tempo dei re, timorosamente circondati di mura: queste, le ho ricostruite in
gran parte io sua funzione, la folle capitale dei primi Cesari tende già a
rinsavire da sé; altre Rome verranno e io non so immaginarne il volto; ma avrò
contribuito a formarlo. Quando visitavo le città antiche, città sacre, ma morte,
senza alcun valore attuale per la razza umana, mi ripromettevo di evitare alla
mia Roma quel destino pietrificato d'una Tebe, d'una Babilonia, d'una Tiro.
Roma sarebbe sfuggita al suo corpo di pietra, e come Stato, come cittadinanza, come
Repubblica si sarebbe composta un'immortalità più sicura. Nei paesi ancora
barbari, in riva al Reno e al Danubio, sulle sponde del Mare dei Batavi, ogni
villaggio difeso da una palizzata di legno mi ricordava la capanna di canne, il
mucchio di strame dove dormirono i nostri gemelli sazi del latte della lupa:
quelle metropoli future riprodurranno Roma.
All'entità
fisica delle nazioni e delle razze, agli accidenti della geografia e della storia,
alle esigenze disparate degli déi e degli avi, noi avremmo sovrapposto per sempre,
pur senza nulla distruggere, l'unità d'una condotta umana, l'empirismo d'una saggia
esperienza. Nella più piccola città, ovunque vi siano magistrati intenti a verificare
i pesi dei mercanti, a spazzare e illuminare le strade, a opporsi all'anarchia,
all'incuria, alle ingiustizie, alla paura, a interpretare le leggi al lume
della ragione, lì Roma vivrà. Roma non perirà che con l'ultima città degli
uomini. “
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